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Infanzia, magica epoca di passaggio. La fiducia, l’innocenza e la spontaneità che riceviamo in dono alla nascita non sono ancora andate perdute e il cuore è aperto alla gioia.

Come tutte le emozioni, la gioia scaturisce dalla capacità di lasciarsi andare a ciò che si sente, a quelle onde di energia e di eccitazione che sorgono nel corpo e che ci fanno vibrare di piacere, struggere d’amore, gelare di paura o protendere verso un abbraccio. Nell’infanzia il corpo è morbido, tenero, cedevole. Le emozioni mutano continuamente, il pianto può trasformarsi in riso e la tristezza in piacere così come al sole può seguire la pioggia.

Con l’avanzare del tempo siamo costretti ad imparare le regole e le buone maniere e quando diventiamo così abili da trattenere i singhiozzi ed ingoiare le lacrime, la cacciata dal giardino dell’eden è definitivamente compiuta. Il corpo si irrigidisce, la testa assume il comando e il cuore si chiude per non mettere a nudo la sua vulnerabilità. La gioia ci sfugge, anzi maggiore è la volontà con cui la rincorriamo, minori sono le probabilità di trovarla. Appare in alcuni momenti di grazia quando siamo così assorbiti da qualcosa che ci piace che allentiamo il controllo e lasciamo che le emozioni rompano gli argini, come un fiume in piena.

L’infanzia è l’epoca dell’immaginazione sfrenata che trasforma il mondo circostante in una realtà fantastica, da cui emergono il nuovo e l’inaspettato. Non servono occasioni speciali per essere gioiosi; se un bambino è lasciato da solo o in compagnia di altri bambini, l’attività ludica non tarda ad arrivare. E’ sufficiente  seguire con lo sguardo la danza delle gocce di pioggia sul vetro per perdersi in un mondo fantastico o salire su una vecchia giostra per partire verso terre lontane e misteriose. La misura del tempo è “c’era una volta” che non tiene conto della normale cronologia e tutto può succedere contemporaneamente. Un sentiero nel bosco può condurre alla casa di Hansel e Gretel, a quella della nonna di Cappuccetto Rosso o del lupo cattivo e lungo il cammino avvengono incontri con personaggi reali e immaginari. Per quanto la notte sia buia e minacciosa e popolata non solo di folletti, gnomi e fate ma anche di streghe ed orchi, la luna in cielo illumina il sentiero e l’appassionato canto delle cicale ci ricorda che non siamo soli.

Infanzia, magica epoca di passaggio. I sensi contemplano il mondo con stupore e  meraviglia e le illimitate promesse della vita non sono ancora andate perdute