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Mi sembra quasi di essere un ladro quando vado in giro a cercare la vita al calar del sole. La mia è un ricerca costante di un sogno a cui aspiro da tempo. Un sogno fatto di luci accese dentro abitazioni immerse nel buio. Un sogno fatto di calore e di tepore familiare, di convivialità ed amore e di tranquillità. Già. Forse se avessi tutto questo non sarei qui a far fotografie. Forse il mio destino è quello di alimentare i sogni altrui. Forse se raggiungessi le mie mete non sognerei più. Ma in fondo che importa? Il naufragar m’è dolce in questo mare.

Questo è per me il lavoro di una vita. Una vita passata a sognare. Una vita di sogni mai esauditi, mai completamente. Una famiglia che non ho mai avuto.

Vuoti da colmare di cui essere consapevoli. Un padre assente, un’infanzia nel benessere e poi subito un’adolescenza ramengo a cercar di sopravvivere per strada, nel tentativo di dimenticare le tragedie che avevo subito, a cercare di ricostruire ciò che era andato perduto, a riempire il vuoto incolmabile che si era creato dentro di me.

Quando passi tanto tempo ad immaginare il tuo futuro, ad inseguire le tue idee, la ricerca spasmodica diventa fine a se stessa. Quasi che poi sopraggiunga la paura che quella felicità tanto sognata diventi improvvistamente vera, facendoti separare da quella triste malinconia che però tanto ti rassicura.

Ci sono stati momenti, forse attimi, in cui mi sono avvicinato al sogno tanto desiderato di una vita normale, fatta di abitudini, tranquillità, affetto, calore che poi si sono dissolti lasciandomi ancor di più immerso nei rimpianti. Non so se sono stato io stesso che come Dedalo, avvicinandomi troppo a ciò che desideravo, mi sono bruciato le ali, ma col tempo mi sono reso conto ed ho preso consapevolezza che tanto ti avvicini a ciò che sogni, più questo si allontana.

Ed allora capisci che il desiderio, la melanconia, il sogno, diventa più importante dell’oggetto stesso del tuo contendere, del tuo desiderare. Essere immersi in questo sentimento, il sognare, è uno stato dinamico in cui sei portato a muoverti verso quello che vorresti accadesse, verso le tue mete, che, come le prede dei cani nel  cinodromo, si spostano con te.

E questo movimento è tutt’altro che fisico, è un dinamismo dell’anima che si tende e si contorce, che urla e che stride, spesso con dolore e sofferenza. Ma al contempo è anche una distanza che ti permette di capire chi siamo, sia dentro, che fuori.

Mi sono reso conto che in fondo siamo tutti alimentati da questo stato. E’ nella natura dell’uomo esserlo. Nella sua eterna insoddisfazione, motore del mondo e del progresso. Per me è una casa, per Colombo era la scoperta della terra. E’ il motore della vita, ciò che ci fa crescere e ci fa migliorare, anche con sofferenze impensabili. Sogno è vita, sognare è sofferenza.

Paradossale la semplicità dell’animo umano, paradossale la società che si è creata intorno. Una società fondata sull’insoddisfazione di desideri sempre diversi propinati da società di marketing che ci hanno trasformato da liberi sognatori in semplici consumatori.

Mi viene da chiedermi se i sogni che ho sono i miei o sono il frutto del colonialismo che ho subito.

Conosci i tuoi sogni e conoscerai te stesso